Le Avanguardie storiche
Con il termine “Avanguardie” si indicano movimenti artistico-culturali sviluppatesi in Europa dagli inizi del ’900 fino a circa gli anni Venti, in genere si parla di Avanguardie storiche per distinguerle dalle Neoavanguardie sorte dopo la II Guerra Mondiale. Le Avanguardie avevano delle tendenze radicali a rompere con i codici artistici tradizionali e con le convenzioni borghesi. Rifiutando tutti i valori, gli avanguardisti mettevano in discussione il valore e il concetto di arte; infatti, secondo loro l’arte deve scuotere e sconvolgere, deve contribuire a migliorare la vita. La funzione dell’artista è quindi di costruire una vita “estetica”, dominata dall’arte. Per realizzare tutto ciò le Avanguardie fecero dello sperimentalismo il loro orientamento metodologico: operando in gruppi per abbattere ogni barriera tra le varie arti.
I movimenti avanguardisti
L’Espressionismo
Questo movimento si sviluppò in Germania e si interessò in particolare alla pittura e al teatro. L’Espressionismo esaltava la rappresentazione soggettiva della realtà, accentuando la disarmonia e arrivando all’astrazione e alla creazione di un linguaggio fatto di segni, linee e colori. Esso raffigurava un’umanità tragica, pervasa da un senso di morte e distruzione. In letteratura presentava anche la rottura di ogni equilibrio comunicativo: arrivando così a sconvolgere il lessico, la sintassi, la metrica e gli schemi narrativi. In Italia queste tendenze furono presenti soprattutto nel teatro di Luigi Pirandello.
Il Futurismo
Nacque nel 1909 con la pubblicazione del Manifesto del Futurismo, redatto da Filippo Tommaso Martinetti. Il Futurismo rifiutava ogni “tradizionalismo” in nome di un’arte che esaltasse la potenza delle macchine e delle nuove tecnologie. I futuristi videro nella “macchina” il simbolo dei tempi nuovi, che sostituiva un nuovo ideale di bellezza a quello classico. L’artista diventa così portavoce delle trasformazioni introdotte nella vita quotidiana dalla civiltà tecnologica. Da ciò deriva la sperimentazione di nuovi modi di comunicazione, capaci di rompere i confini tra le diverse arti e le diverse tecniche. Il Futurismo interessò tutte le forme artistiche, ma il suo influsso fu grande soprattutto in Russia con Majakovskij.
Il Dadaismo
Questo movimento artistico letterario nacque a Zurigo nel 1916, con il caposcuola Tzara. La poetica del Dadaismo rifiutava ogni convenzione in nome della spontaneità assoluta e dell’anarchia espressiva, distruggendo le basi del linguaggio, del lessico e della sintassi, per arrivare al nonsense (termine che deriva da “dada”, giocattolo) e ai collages (accostamenti casuali di parole) verbali. In Italia i casi di adesione furono rari, anche se incuriosì i futuristi.
Il Surrealismo
Questo movimento fu fondato in Francia da Breton, con la pubblicazione del Manifesto del Surrealismo. Nato dal Dadaismo, ne orientò lo spirito libertario verso nuove forme artistiche, attente all’analisi interiore e ai meccanismi dell’inconscio. Breton dice: “Surrealismo è il dettato del pensiero con l’assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione.” Nel Manifesto Breton arrivò addirittura a suggerire un “modo” per accedere all’inconscio. Più tardi uscì il Secondo manifesto del Surrealismo, decisamente più politico, che proponeva una rivoluzione di tipo “marxista” della società. Esso non intendeva ridurre l’arte a uno strumento politico, infatti fu espulso dal Partito comunista. In Italia aderirono a questo movimento Bontempelli e Buzzati.
La narrativa europea nell’età delle Avanguardie
Nei primi anni del ‘900 la produzione in prosa in Europa si arricchì delle opere di grandi “maestri”, che trattavano delle problematiche esistenziali e delle sperimentazioni delle Avanguardie.
Thomas Mann
Lo scrittore tedesco esordì con il romanzo I Buddenbrook, che tratta la crisi della borghesia raccontata attraverso una famiglia di commercianti. Un suo altro importante romanzo fu La morte a Venezia, il cui tema è l’inconciliabilità tra vita e arte.
Franz Kafka
Lo scrittore boemo fu autore di romanzi (Il processo, Il castello) e di racconti (La metamorfosi); incentrati su vicende apparentemente normali, ma in realtà allusive e simboliche. I protagonisti sono condannati alla solitudine e sottoposti a condanne irrevocabili, sempre con la presenza di un senso di colpa. Kakfa si avvicina all’Espressionismo e al Surrealismo.
Marcel Proust
Fu lo scrittore francese, con Alla ricerca del tempo perduto, a rivoluzionare il romanzo; producendo una narrazione che procede secondo il libero scorrere della memoria involontaria, cioè attraverso quei “lampi” prodotti da noi attraverso una casuale sensazione. Con questa invenzione letteraria del Novecento, Proust si collega alla teoria dell’inconscio di Freud.
James Joyce
Il dublinese fu il grande innovatore del romanzo. La sua opera più famosa fu Ulisse: costruita con la tecnica del flusso di coscienza, che consiste nel trascrivere i pensieri dei personaggi così come affiorano dall’inconscio. Una tecnica utilizzata da Joyce per sottolineare il carattere inafferrabile dell’esperienza umana. Scrisse anche Gente di Dublino.
La narrativa italiana nell’età delle Avanguardie
Essa trovò le sue manifestazioni più originali nella produzione di Italo Svevo e Luigi Pirandello. Nella Coscienza di Zeno Svevo utilizza la tecnica del monologo interiore, una ricostruzione linguistica del processo con cui “l’inconscio viene sollevato al regime della coscienza”. La vasta produzione di Pirandello è un’affermazione di sfiducia sulle possibilità dell’uomo. Dalla consapevolezza di essere “nessuno” nascono lo smarrimento e la solitudine dell’uomo pirandelliano, che rifiuta la vita sociale perché gli impone una “maschera”.
La lirica italiana nell’età delle Avanguardie
La poesia è caratterizzata dalla necessità di un rinnovamento, e le riviste svolsero un ruolo importante. Firenze fu il suo centro, con la pubblicazione de: “Il Marzocco” (D’Annunzio), “La Voce”, e “Lacerba”. Di questo periodo fanno parte: i futuristi, i crepuscolari, e i poeti “vociani”.
La lirica futurista
I principi della poetica futurista sono:
- il rifiuto del passatismo e il culto della modernità
- il rifiuto del borghese e il culto di ideali eroici
- il gusto della provocazione, dell’arte-spettacolo
- il rifiuto della soggettività dell’arte e l’esaltazione dell’istinto
- la celebrazione del vitalismo
- il paroliberismo, cioè l’uso di “parole in libertà”
- l’uso di analogie più libere
- lo sconvolgimento della grafica della pagina
- la distruzione dell’io narrante
La lirica crepuscolare
Il termine “Crepuscolarismo” fu usato per definire lo spegnersi “in lungo crepuscolo” della produzione carducciana e dannunziana. In seguito indicò la poetica degli oggetti quotidiani, dei toni distaccati, dei ritmi in prosa e del lessico comune. Esso ebbe come modello la poetica delle “piccole cose” e del “fanciullino” di Pascoli. Tra i suoi poeti figurano: Corazzini e Gozzano.
I poeti “vociani”
Così chiamati per la collaborazione con “La Voce”, manifestarono un rifiuto del Decadentismo e del superomismo, privilegiando una poesia ispirata dalle inquietudini dell’uomo e usando il verso libero e l’espressione intensa per esprimere la soggettività e l’interiorità. Tra i vociani ricordiamo Dino Campana.
Giuseppe Ungaretti
La sua produzione si articola in tre momenti diversi:
- il primo: caratterizzato da componimenti brevissimi, in cui la parola è ridotta all’essenziale, la sintassi è sconvolta, la punteggiatura è abolita e c’è l’uso di versi liberi (L’Allegria);
- il secondo: caratterizzato dal recupero di un lessico letterario, della metrica tradizionale, del periodo lungo e della punteggiatura (Sentimento del tempo);
- il terzo: rappresentato dalla raccolta Il dolore, incentrato sul tema del dolore individuale e collettivo, e ispirato dalla morte del figlio e dall’esperienza della II Guerra Mondiale. Caratterizzato dal recupero della tradizione classica e da una forma solenne.
Teatro grottesco: si ricollegava al tema della riflessione pirandelliana, secondo il quale la persona è una maschera, e l’unicità del suo carattere può essere scomposta in forma grottesca, perché priva di coscienza di psicologica.